Posted by on 15 marzo 2015

 
 
 

SUL CROCICCHIO

In molte regioni d’Africa, i crocicchi sono punti dove la vita sboccia e si sviluppa. Basta una tettoia a riparar dal sole ed ecco che, come per magia, si forma un crocchio, poi due, poi altri vanno e vengono. Lì sotto, nella calura metallica dell’onduline, la gente si ritrova, gestisce attività, rinsalda relazioni, fomenta l’allegria. Mangia, beve, balla. Perde il giorno. O lo guadagna.
Ce n’è uno all’entrata di Kamanjab, per esempio, nel Nord-Est namibiano. Ci siamo fermati per caso, a Kamanjab, o forse perché dopo tanta strada era l’unico posto che non fosse solo pietra e boscaglia. È di fronte allo spaccio e alla pompa di benzina. Dapprima è stata la musica. Di quella congolese, ritmata come la latina, quella da ballo che aleggia in tutte le strade delle città e cittadine dell’Africa centro-meridionale. Gracchiava un po’, ma arrivava allegra. Ragazzotti dagli occhiali a specchio se ne stavano stravaccati sul muretto ad ascoltarla e a bere birra. Qualcuno s’agitava a ritmo. Accanto, c’era la mamy, con la pignatta dove ribollivano costolette d’agnello in salsa, affianco a quella piena di pap, la polenta bianca che riempie le pance di mezza Africa. Venti dollari namibiani (1,5 euro) per il piatto completo. E buon appetito! Nell’altro quadrante, un paio di metri più in là, un’altra stava dietro al braai, arrostendo bistecche d’orice e manzo, gustose che una tira l’altra. E poi c’era la himba. Seduta in disparte, gli occhi bassi. Una ragazza himba, intendo, l’etnia-cartolina della Namibia, quella rossiccia dell’argilla che si cosparge per proteggersi dal sole eterno del Namib. C’era un uomo, con lei. La vendeva come modella ai turisti. “Solo quello, sanno fare, gli himba”, avrebbe detto Albie, l’africaner incontrato a Swakopmund. “Spillare soldi senza lavorare!”
Ma forse, caro Albie, anche quello è un lavoro, sul crocicchio.

team #06 Africa

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