Posted by on 11 luglio 2014

 
 
 

Fotogrammi, frame di un film senza inizio né fine,

tagliati e ricuciti tra loro a creare nuove storie.

Foto-tessere stampate alle stazioni

e lasciate  in balia del caso.

Narrano  di una donna muta , nascosta,

celata a se stessa e agli altri,

indefinita e incomprensibilmente… altra.

In movimento,  un movimento che sforma, deforma, trasogna ,

ritratti alla Francis  Bacon,  descrizioni di alienazione, di disagio,

di contrapposizioni dell’anima, sovrapposizioni d’ inquietudini.

Un corpo esibito prorompe alla nostra vista:

una stella a 5 punte,

una rosa tatuata,

geometrie di nero di china,

graffiti del corpo, segni, scritture primitive,

messaggi lanciati al mondo , da tradurre e interpretare …o forse non conta.

A volte Giano Bifronte

altre come segni nella sabbia, curve di granelli lisciati dal vento,

capelli come alghe bagnate da mare e sale.

Poi l’identità si svela,

emerge  il profilo del viso, labbra, occhi,

in parte ancora nel mistero, ma avanzano,

si profilano…

mentre il grigio-nebbia avvolge ogni frame,

rendendo l’atmosfera rarefatta, impercettibile,

evanescente,

pronta a sfarsi da un istante all’altro…

…vaporizzando nel nulla.

Ivano Mercanzin

 

Sembra di scorrere le identita’ di una vita intera, le foto da appiccicare sul documento che dichiara ” Questa donna è se stessa; questa donna è un’ altra; questa donna vive; questa donna cerca “

E, alla voce segni particolari: nn, perché il segno leggero, il vortice inciso nell’ aria del suo corpo che si nutre, ci nutre di possibilità, di adesso, domani, contorsioni, spasmi e danze esprime tutto senza farsi classificare.

Vanessa Cavenaghi

 

 

 

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