Posted by on 6 giugno 2014

 
 
 

 

Olga Kallinikova

Olga Kallinikova

Qualche mese fa, chiacchierando in chat con un nuovo amico, una persona molto sensibile e colta, ad un certo punto della conversazione mi chiede:

“Cosa vuol dire esser modella oggi?” 

“Come si diventa modelle?”

E mi propone di scrivere un articolo a riguardo.

Mi dice: “Non voglio sapere la vita di una modella in generale, ma la tua…”

La mia….

Iniziano i dubbi, le domande, cosa scrivere, cosa raccontare? Da dove iniziare? Sono sempre stata timida ed introversa, poco loquace e nello scrivere non molto disinvolta…infatti sono sempre stata molto più brava a “fare” e senza farmi notare.

E poi… come descrivere nove anni di vita, in poche righe?

Una vita dedicata a posare, alla fotografia, a gestire, a organizzare, a viaggiare, a conoscere me stessa, i miei limiti fisici e mentali, a conoscere i miei punti forti ed i miei punti deboli, a lottare.

Partiamo da qui… : una ragazza (all’epoca ancora ragazza, oggi ho 35 anni) introversa e timida, che non cerca la notorietà,  come può fare la fotomodella? E di nudo per di più !

Perché proprio la fotografia? : avevo bisogno di una disciplina che mi facesse sentire libera e allo stesso tempo poter esprimere quell’io un po’ vagabondo, gestire la mia energia, cacciare via quella parte di me, un pò triste, insicura, anche un po’ arrabbiata, come facevo con la danza.

Mi ha sempre affascinato il linguaggio del corpo, creare forme visibili con la tensione muscolare, invisibili con la scia di un movimento, volevo essere capace di interpretare vari ruoli, a volte ruoli di me, a volte ruoli di altri, esprimere  ciò che fa parte della vita: la sofferenza, la rabbia, l’amore , la felicità, come un’attrice, ma a differenza dell’attrice comunicare senza la voce, in un frame di secondo, ecco perché ho scelto la fotografia , perché non devo parlare, non di fronte ad un pubblico, e  in fondo, se ti estranei, a volte non ti accorgi nemmeno del fotografo.

Io, sola,  la macchina fotografica e il click dello scatto.

Quando ho iniziato, ero una delle prime modelle freelance, non conoscevo la storia della fotografia, quindi studiai i grandi fotografi, le modelle più famose, guardavo immagini, immagazzinavo, provavo e riprovavo davanti allo specchio le espressioni, le posizioni, ogni tanto , di notte, mi capita di sognare  qualche posizione nuova, sperando sia una mia invenzione e non qualcosa di già visto. Iniziai a capire i vari generi di fotografia, i vari linguaggi del nudo, potrei elencare tutte le sfaccettature dei generi fotografici che una fotomodella dovrebbe saper rappresentare.

Ogni fotografo mi ha trasmesso qualcosa: un suggerimento, un punto di vista diverso della fotografia, gesti e posizioni nuove  e piano piano si è  delineata l’idea di cosa volevo “essere”  in fotografia e cosa avrei preferito “non essere”. Quando la tua passione diventa un’attività a tempo pieno, non puoi fare sempre di testa tua, devi interpretare il genere che ti è richiesto , anche se non sempre coincide con i tuoi gusti.

Le immagini che preferisco, sono quelle che riescono a farmi conciliare con la natura, o che sono espressione di un sentimento o di un messaggio, o creano forme. Non mi ha mai interessato essere  fotografata per sentirmi bella o per sedurre anche se le foto di questo genere sono quelle più commerciali. Apprezzo invece l’espressione di un energia o di una grinta seduttiva piuttosto. Per me un interprete deve anche sapersi “sporcare” o apparire magari piu’ brutta di quello che e’, se il mood della foto lo richiede. Insomma non ho mai puntato ad essere Playmate ma piuttosto essere esposta nelle Gallerie d’Arte (rimango coerente con la mia personalità , non il grande pubblico, ma un pubblico di nicchia  interessato alla fotografia , più che alla modella fine a se stessa).

Mi dissero, non sei abbastanza alta per “fare” “moda”, hai un viso troppo particolare per “fare” “beauty”, sei troppo magra ed hai poco seno per “fare” “glamour”…

Non mi detti per vinta, anche perché non  volevo diventare famosa, non mi interessavano le feste con i Vip o dedicarmi ai provini per la televisione, non volevo fans. Volevo posare, volevo “fare” fotografia, volevo essere parte di un processo creativo, insieme al fotografo, volevo piacere a chi vedeva in me un qualcosa che andava oltre la parte estetica, a chi avesse visto quello che potevo esprimere, la forza di una persona non appariscente ma sincera, non volevo meriti estetici, ma meriti di abilita’.

Ascolto moltissimo quello che i fotografi mi chiedono, sono sempre attenta, soprattutto quando l’interpretazione non richiede la classica espressione sexy. Ascolto, perché voglio trovare dentro di me, quello che il fotografo ha in mente e tirarlo fuori, come voglio sentirmi parte della natura quando scatto in esterno o percepire quale sia la  posizione giusta per le differenti situazioni.

Ho lavorato molto sulla mia personalità , sono cresciuta, ho acquisito sicurezza, sono riuscita a tenere a bada la mia timidezza (anche se c’e’ sempre), per essere differente. Non facendo parte dell’immaginario classico della modella, dovevo puntare su altro, sulla capacita’ di posare e di interpretare : dovevo essere diversa, e per questo unica.

Ogni qualvolta  poso, ogni personaggio che mi chiedono di interpretare, passa attraverso me, anche se in me non c’e’ mai stato: mi sono sempre definita un’interprete fotografica e non un modella/fotomodella , come abitualmente si intende , ho un viso forte… come credo di essere io, in fondo.

Tempo fa un fotografo mi disse la cosa più bella che una fotomodella possa sentirsi dire: “Tu la fotografia la vivi” ……. SI IO LA FOTOGRAFIA LA VIVO.

Non so se sono riuscita nel mio intento, ci ho lavorato da subito, ci lavoro ancora, ci lavorerò sempre.

Chissà se quell’amico quando mi ha fatto quelle domande iniziali, si aspettasse queste risposte. Non so cosa significa esser modella oggi, non so come si diventa modella, non sono una modella, so solo cosa è significato esser stata Hedy, esserlo oggi…, ma la persona e l’immagine che sono oggi sono frutto della mia passione e che ho costruito solo con il mio lavoro e la mia costanza, senza aiuti esterni….

per il domani aggiungerò qualcosa… ma più avanti…..

Hedy Nerito

A few months ago I was chatting a new friend, someone very sensitive and educated, when he

asked me:

“What does it mean to be a model nowadays?”

“How does one become a model?”

Then he offered to write a piece on it.

He said: “I don’t want to know about some generic model’s life, I want to know about yours…”

Mine…

That’s when doubts and questions came floating by. What could I write? What could I tell him?

Where could I begin? I’ve always been shy and introverted, not very chatty and especially not

too keen on written conversation… that’s why I’ve always been better at the practical side

without getting noticed.

How could I describe nine years of my life, in a few lines?

A life devoted to modelling, to photography. A life spent organising, travelling, getting to know

myself, my own limits both mental and physical, discovering my strengths and weaknesses,

fighting.

Let’s start from here…: a girl (at the time, I’m 35 now) who was introverted and shy, who

wasn’t seeking fame, how can a girl like that be a model? For nudes, nonetheless!

Body language always fascinated me. Creating visible with muscular tension, invisible with

the trace of a movement. I wanted to be able to interpret many roles, sometimes mine,

sometimes someone else’s. Expressing what constitutes life: sorrow, anger, love, happiness,

like an actress except not exactly since I couldn’t use my voice and I only had a fraction of a

second. That’s why I chose photography: I don’t have to talk, not in front of an audience, and

in the end if you lose yourself in the moment you end up not even noticing the photographer.

It’s just me, the camera and the sound of the shutter.

When I started I was one of the first models to freelance. I didn’t know the history of

photography so I studied the great photographers and the most famous models. I looked at

pictures and memorised them, I tried time and time again facial expressions and poses in front

of the mirror. Some nights I dreamt about some new pose and I hoped it was something fresh

and never before seen. I started to get to know and understand the various genres of

photography, the different languages of nude, I could list all the different facets of the various

genres a model should be able to portray.

Every photographer gave me something: a tip, a different point of view on photography, new

gestures and poses and little by little I started forming an idea of what I “wanted to be” and

“didn’t want to be” in photography. When your passion turns into a full time job you can’t just

do what you want, you’ve got to interpret the genre you’ve been asked to even if it’s not

to your liking.

My favourite pictures are those that make me feel one with nature, ones that express either

a feeling or a message or that create shapes. I was never into photography as a means to

feel beautiful or to seduce even thought this kind of pictures sell more. Rather, I appreciate the

expression of that seductive pull. I believe you need to get into the play and maybe even look

worse than you normally do if the mood requires so. I was never going for Playmate of the

year but rather for art galleries, staying true to my personality: better a small but knowing

crowd interested in photography than a larger one that’s only after the model.

I was told that I wasn’t tall enough to “do” “fashion”, I had too interesting a face to “do”

“beauty”, too skinny and small breasted to “do” “glamour”.

I didn’t give up. Not because I wanted to get famous, I didn’t care about VIP parties or

auditioning for TV. I wasn’t looking for fans. I wanted to pose. I wanted to “make” photography.

I wanted to be part of a creative process alongside the photographer. I wanted to be likeed

by people who could see something in me that went beyond my exterior. People who’d seen

what I could express: the strength of someone who wasn’t gaudy but sincere. I didn’t want to

get credit for my looks but for my competence.

I give a loto f thought to what photographers ask of me. I’m always paying attention, especially

when they don’t require the usual sexy pout. I listen because I want to find in myself what the

photographer needs and get it out. Just like I want to feel part of the nature when I’m shooting

outside or perceive what the right pose is in each situation.

I’ve worked a lot on myself. I’ve grown and I’ve acquired confidence. I’ve learned to keep my

shyness in check to be different. Not being your classical model I’ve had to rely on something

else: my ability to pose and interpret: I had to be different, thus unique.

Everytime I pose, the characters I’m asked to play run through me even if they’re far different

from who I am. I’ve always defined myself as a photographic interpret rather than a model

as traditionally intended. I have strong facial features, strong like I believe to be.

Some time ago a photographer told me the best thing anyone could ever say to a model: “You

live and breathe photography” ……. YES I DO LIVE AND BREATHE PHOTOGRAPHY.

I don’t know if I’ve succeded in my goal. I’ve been working on it from the start. I’m still working

on it and always will be.

I wonder if, when my friend asked me those questions he was expecting these answers. I don’t

know what it means to be a model today. I don’t know how one becomes a model. I am not a

model. All I know is what it means to have been Hedy, and to still be today…, the person I

am today is the result of my passion, something I’ve built on my own with hardwork and

consistency alone, with no help from outside….

Maybe I’ll add something another day… later on…….

Hedy Nerito

 

Roberto Fiocco

Roberto Fiocco

Maciek Cornacki

Maciek Cornacki

Joshua Tree Leena Hannonen

Joshua Tree Leena Hannonen

Damon Booth Hall

Damon Booth Hall

Charles Nevols

Charles Nevols

Larry Woodmann

Larry Woodmann

 

Larry Woodmann

Larry Woodmann

timothy preston

Timothy Preston

Marco Milillo

Marco Milillo

Lorenzo Fuoco

Lorenzo Fuoco