Posted by on 20 maggio 2016

 
 
 

Splash di Tania Piazza

Voglio che, se ce ne sarà bisogno, potremo tornarci, a quel preciso momento di oggi pomeriggio, qualche ora fa. Partendo dai colori, così accesi, passando per i suoni – le conversazioni delle persone affacciate a questo balcone sul mare -e poi per le emozioni e infine le sensazioni. La certezza di voler essere solo qui, come se non ci fosse posto più adatto. E’ stato come accoglierti nuovamente Dentro di me, perché un po’ alla volta sei penetrato nei meandri della mia anima. Come in quei rari casi in cui, condividendo un pezzo di strada insieme a qualcuno, finché si chiacchiera ognuno continua a vedere la strada che sta percorrendo con i propri occhi ma, poco per volta, impercettibilmente, finisce col fonderli con quelli del suo compagno di cammino. Così, oggi, ti ho prestato i miei, per farti vedere ciò che amo guardare, questo scorcio meraviglioso. E dagli occhi, se si imbocca la via giusta, si arriva più in basso, in quel luogo chiamato anima che conosce pochi avventori e per questo si conserva pressoché intatto, nel tempo. Più o meno ammaccato, ma intatto. Ecco, ti ho portato lì, oggi. E ne hai visto i colori. Quanti tipi di verde hanno le foglie, mi hai detto, sostando al fresco, sotto a questa quercia. Ma sono sempre gli alberi, a fare la differenza, perché ogni albero è unico – come questo, che disegna ombre sulla scacchiera di piastrelle a terra – e nascendo dal basso vola verso l’alto, e le trame che costruisce non fanno che consolidare il suo voler essere pesantemente terreno, pur ricercando il cielo.

Mi piace tutto, di quello che hai visto oggi. La meraviglia senza un perchè, perchè ogni cosa è messa lì a dispetto di tutti gli sguardi dei passanti che, in ogni istante, sembrano non accorgersi di nulla. L’incredibile capacità di dare respiri nuovi, come se l’aria che ti sta nei polmoni ti venisse tirata fuori tutta e cambiata con una più grande e pura e nuova. L’assoluta certezza che, in qualunque momento tu ne abbia bisogno o desiderio o volontà (che sono tre differentissimi stati d’animo), tu possa tornare in quel preciso attimo con la sola forza della tua mente, per calmarti e ricostruirti un po’.

A tutto ciò, oggi si è aggiunto un Noi per il quale mi hai chiesto di scrivere una lettera di addio. Ed è stato come veder nascere una nuova entità che sembrava a suo agio, dove si trovava. Un pezzo di questo insieme che ci stava ospitando.  I nostri respiri sono diventati un tutt’uno con la musica della brezza marina che attraversava i rami e con l’ululato delle sirene delle navi che, lontane da noi, ci salutavano. La nostra lentezza si è fusa con il mondo – io e te affacciati su questo infinito blu – e non voleva più ripartire. Avrei voluto davvero rimanere qui in eterno, ma solo fermando il tempo, rendendolo immobile per un po’. Poi, l’altra parte della realtà ha iniziato a richiamarti, così velocemente come ti aveva licenziato, e altrettanto velocemente ti ha rivoluto indietro. Sei partito.

Ma abbiamo vissuto una grande fortuna, oggi: un tempo nostro, in un mondo nostro.

(Ho avuto solo la senzazione, a un certo punto, che io fossi come una scatola con dentro delle cose per te, delle cose che ti piacciono e che catturano la tua attenzione, ma che a tratti tutto ciò non fosse abbastanza).

Voglio che, se ce ne sarà bisogno, potremo tornarci, a quel momento, e questo è il compito (assai particolare) che affido oggi alle mie dita che scrivono e che tra poco infileranno il foglio nella bottiglia, la chiuderanno e la getteranno in mare. Voglio che per bisogno, desiderio o volontà, tutto per un attimo ritorni lì, a oggi pomeriggio. Di sicuro, il frammento che io scelgo di custodire lungo la strada che parte dai miei occhi e arriva in profondità, è quel doppio cuore che, per un istante, batteva nelle nostre pance quando mi hai stretta forte prima di salutarmi.

Splash.

PH. IVANO MERCANZIN